Aumento per fasce di consistenza dell’assegno.
Si tratta dell’ordinaria rivalutazione annuale degli importi di tutte le pensioni, per adeguarli al costo della vita. Viene effettuata ogni anno in via provvisoria in base all’indice Istat registrato nei primi nove mesi dell’anno corrente per poi disporre eventuale conguaglio, in base all’indice definitivo, da effettuarsi l’anno successivo. Il decreto appena pubblicato fissa l’adeguamento provvisorio ad intervenire sulle pensioni da pagare dal 1° gennaio 2023 in misura pari al 7,3% salvo, per l’appunto, conguaglio da applicarsi dal 1° gennaio 2024, in base all'indice definitivo. Dato che Il decreto Aiuti-bis ha però introdotto due misure a favore dei pensionati: un anticipo della rivalutazione pari al 2% dei ratei spettanti nell'ultimo trimestre 2022 se d’importo lordo entro i 2.692 euro; e l'anticipo al 1° novembre del conguaglio della perequazione dovuto per l'anno 2022, con riconoscimento della rivalutazione dell'1,9% (il conguaglio-aumento è stato dello 0,2%). Pertanto, facendo un rapido conto, dal 1° gennaio 2023 i pensionati che hanno già ricevuto l’anticipo del 2% nell’ultimo trimestre 2022 riceveranno solo il residuo del 5,3%. L’adeguamento, per fare un esempio concreto, porterà le minime a 563,73€ dal 1° gennaio 2023 e gli assegni sociali da 460,28€ a 493,88€.
Rivalutazione per fasce
La rivalutazione non è applicata in misura uguale per tutte le pensioni, ma variabile a seconda di tre fasce di appartenenza in cui ricade l'assegno oggetto di rivalutazione, Spetta il 100% del complessivo 7,3% per gli assegni compresi entro le 4 volte il trattamento minimo; 90% per quelli compresi tra 4 e 5 volte il Tm (quindi del 6,57%) e del 75% per quelli superiori a 5 volte il predetto Tm (quindi del 5,475%). La legge di bilancio 2023 per recuperare risorse potrebbe rivedere le percentuali di rivalutazione degli assegni superiori a 4 volte il Tm riducendo il tasso di rivalutazione «effettivo».
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