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PENSIONI, ATTESA RICONFIGURAZIONE DI OPZIONE DONNA CHE PERDE IL CRITERIO DEI FIGLI
09 Marzo 2023

La revisione dei criteri rivista da Ministero dell' Economia e del Lavoro considera una «proroga secca» dei requisiti 2022 o uscite a 59 anni per tutte le lavoratrici con 35 anni di versamenti, scendendo a 58 per alcune specifiche categorie

L' allentamento della stretta potrebbe essere soltanto per 6 o 9 mesi, con un ampliamento importante della platea composto da 10-13mila lavoratrici (7-10mila in più di quelle aventi attualmente diritto nel 2023 con le regole restrittive della legge di bilancio), di uscire a 59 anni, aggiunti ai 35 di versamenti richiesti, e magari anche a 58 per alcune specifiche categorie.
Continuano a susseguirsi le ipotesi al vaglio del Governo per un restyling di Opzione Donna, che contemplano la «proroga secca» per una sola parte dell’anno, dei requisiti in vigore nel 2022. Resta il nodo risorse, ma il Ministero del Lavoro potrebbe ufficializzare a breve le modifiche in cantiere. La Ministra Calderone conferma che una delle possibili soluzioni è la cancellazione del requisito dei figli e all’unificazione della soglia anagrafica per tutte le lavoratrici.

OPZIONE DONNA, LA CORREZIONE ATTESA PER INCLUDERE UNA PLATEA PIÙ AMPIA
La Ministra Calderone si è impegnata a correggere l’attuale meccanismo che consente l’uscita a 60 anni (insieme a 35 anni di versamenti e il ricalcolo contributivo dell’assegno), con lo sconto di un anno per le lavoratrici con un figlio e di due anni con più figli, solo per alcune categorie, limitando la platea potenziale nel 2023 a 2.900 donne. Una stretta che ha prodotto un significativo restringimento del bacino, visto che dall’ultimo monitoraggio dell’Inps è emerso che lo scorso anno (quando il pensionamento era consentito con 58 anni, 59 per le ”autonome”) le uscite attraverso questo “canale pensionistico” sono state 23.812.

IL MINISTERO LAVORA ALLA PROROGA SECCA DEI REQUISITI 2022
La soluzione considerata dal Ministero è una proroga non annuale, ma di almeno 6 o 9 mesi, ma non convince il Mef. Il sottosegretario Durigon propone l’uscita con un’età di 59 anni, che scenderebbe a 58 per alcune specifiche categorie, a partire da quelle indicate dall’ultima legge di bilancio: caregiver, lavoratrici con invalidità civile pari o superiore al 74% o ”licenziate”. Anche in questo caso la durata dell'intervento sarebbe di 6 mesi (o 9 se gli spazi di finanza pubblica lo consentissero), in attesa del decollo dal 2004 della prima fase della nuova riforma previdenziale.

L'IPOTESI DURIGON
Questa rimodulazione delle soglie per l’uscita anticipata delle lavoratrici permetterebbe di far salire a quota 13mila (10mila in una versione più restrittiva) la platea delle donne interessate. Il costo sarebbe di circa 90 milioni il primo anno e lieviterebbe poi a 240 e 300 milioni, rispettivamente, nel secondo e nel terzo anno.

DECRETO ATTESO AD APRILE
Se nei prossimi giorni si dovesse trovare la quadra, la revisione di Opzione Donna potrebbe essere inserita in un decreto da varare tra la fine di marzo e l’inizio di aprile. Cronache di stampa non escludono che questo intervento possa essere in qualche modo aggregato alle misure in arrivo per riformare il Reddito di cittadinanza, e utilizzare una parte dei risparmi realizzabili proprio per finanziare la riconfigurazione della misura di pensionamento anticipato

 


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