La pensione di vecchiaia costituisce la tutela costituzionale per eccellenza. Essa infatti viene erogata quando, in base alle vigenti normative, si ritiene che il lavoratore non è più considerato idoneo alla permanenza nel mondo produttivo. In risposta a logiche di sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale nel 1992 il legislatore ha provveduto ad effettuare la prima elevazione dei requisiti anagrafici e contributivi dei lavoratori appartenenti al settore privato mentre i lavoratori della pubblica amministrazione accedevano già alla pensione di vecchiaia ad un'età più avanzata, cioè a 65 anni.
L'intervento legislativo non è stato però sufficiente né a mettere in sicurezza il sistema previdenziale né ad equiparare i requisiti di accesso tra lavoratori del settore privato e lavoratori del settore pubblico, né tra uomini e donne, né tra lavoratrici dipendenti e lavoratrici autonome. Per quest'ultime la differenza era determinata dall'applicazione della cosiddetta finestra mobile, cioè il tempo intercorrente tra l'erogazione della prestazione ed il perfezionamento dei requisiti.
La cosiddetta riforma Fornero , in termini temporali, rappresenta l'ultimo intervento legislativo che va in questa direzione.
Per ottenere la pensione di vecchiaia sono sufficienti 20 anni di contribuzione sia essa obbligatoria, volontaria, da riscatto o figurativa.
Fino al 2022 l'età richiesta è di 67 anni per uomini e donne.
Il requisito anagrafico è sempre agganciato all’aspettativa di vita il cui incremento scatta ogni 2 anni.
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