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ASSEGNO UNICO SOLO PER L'88% DELLE FAMIGLIE, IL 12% RINUNCIA. TRA QUESTI DISOCCUPATI E PENSIONATI
03 Maggio 2023

Ad un anno dall'introduzione dell'Assegno Unico Universale, che ha assorbito tutte le misure precedenti di welfare riservate ai figli e all'incremento della natalità, l'Inps traccia un primo bilancio sull'efficacia della prestazione

Ad un anno dall'introduzione dell'Assegno Unico Universale, che ha assorbito tutte le misure precedenti di welfare riservate ai figli e all'incremento della natalità, l'Inps traccia un primo bilancio sull'efficacia della prestazione. Si tratta di un fondo erogato dall'Istituto di Previdenza a cadenza mensile direttamente sul conto corrente dei beneficiari, e nonostante la sua "pretesa" di universalità, lascia scoperta una percentuale del 12% degli avanti diritto, che non ha presentato la domanda. Invece il 18% ha fatto domanda senza presentare l’Isee, che determina gli importi, ricevendo solo la quota minima. 

In questa cornice si inserisce il potenziamento della prestazione varato dal Consiglio dei Ministri il 1° maggio scorso, che estende il riconoscimento della maggiorazione dell'Assegno Unico Universale non solo ai nuclei in cui entrambi i genitori siano titolari da reddito da lavoro, ma anche agli 80mila minori orfani di un genitore. Dunque si riconosce la maggiorazione a ciascun figlio appartenente un nucleo familiare con un solo genitore beneficiario del reddito da lavoro, perchè l'altro è deceduto. 

ASSEGNO UNICO UNIVERSALE, CHI E' RIMASTO ESCLUSO
Chi sono i potenziali beneficiari che non ne hanno fatto richiesta. Dai dati Inps emerge che nel 2022 hanno percepito almeno una mensilità 9,65 milioni di figli (inclusi 463mila a integrazione del reddito di cittadinanza) a fronte di 10,92 milioni di residenti tra 0 e 20 anni: l’adesione alla misura è dell’88 per cento. Un dato elevato, se paragonato a quello di altre prestazioni sociali, raggiunto anche grazie a una procedura snella per le domande messa in campo dall’Inps. Ma che di fatto lascia fuori alcuni, indebolendo così il suo carattere “universale”.

ASSEGNO UNICO, IDENTIKIT DEI RICHIEDENTI
L'indagine Inps rivela in particolare che a richiedere l'assegno unico sono stati i nuclei familiari con figli piccoli, mentre l'interesse è stato molto più contenuto per quelli più grandi. Infatti tra i nati nel 2005 (che oggi hanno 17 anni) l’assegno raggiunge l’85% della platea, un’incidenza più bassa di 10 punti tra i nati nel 2021 (un anno) dove l'adesione alla misura sale al 95%. Infine, emerge il dato geografico: l’adesione per i figli minorenni è più elevata al Sud, e più contenuta al Centro e al Nord dove l’assegno unico è stato richiesto solo per il 76% degli aventi diritto.

LA CONDIZIONE ECONOMICA HA INCISO SULL'ADESIONE ALLA PRESTAZIONE 
Come è noto, per accedere all'Assegno Unico è necessario presentare l'Isee che determina la condizione economica equivalente in base alla quale formulare l'integrazione al reddito. Ma in situazioni economiche migliori, l'interesse per la prestazione è assai ridimensionata. Di qui anche la forbice geografica aperta tra nord e sud del Paese. Infine, l’adesione risulta maggiore dove è minore la presenza di stranieri, a testimonianza del fatto che i requisiti stringenti per questa fascia di popolazione non abbracciano tutti gli interessati.

ASSEGNO UNICO, RICEVE LA QUOTA MINIMA CHI NON HA PRESENTATO L'ISEE
Un elevato numero di beneficiari riceve la quota minima, perché non ha presentato l’Isee: nel febbraio 2023 ammontavano a 1.539.689 figli, per l’87% minorenni. Molte sono famiglie con condizioni economiche più vantaggiose, che avrebbero comunque diritto all’importo minimo previsto oltre i 40mila euro di Isee (oggi 43.240 euro, post rivalutazione per l’inflazione). Tra coloro che hanno un reddito più alto, l'incidenze di domande senza Isee sfiora il 50%.  

L'ANZIANITA' DEL GENITORE INFLUENZA LA PRESENTAZIONE DELL'ISEE PER ACCEDERE ALL'ASSEGNO UNICO
Altri fattori influiscono sulla presentazione dell'Isee per ottenere la prestazione. Più aumenta l'età del genitore richiedente e del figlio, più cala l'interesse a presentare l'attestazione sulla condizione reddituale. L’anzianità del richiedente, che risulta proporzionale all’andamento del reddito Irpef, determina anche una minore aspettativa di durata del beneficio e questo potrebbe disincentivare il beneficiario a fare domanda solo per pochi anni.

LE DOMANDE SENZA ISEE AUMENTANO IN CASO DI DISOCCUPATI, PARTITE IVA E PENSIONATI 
La casistica Inps sottolinea come le domande senza Isee arrivano al 32% in presenza di un lavoratore autonomo o professionista nel nucleo familiare. Una percentuale che si riduce drasticamente se entrambi i genitori non lavorano o sono pensionati. Infine, nelle province del Nord – dove gli indicatori della ricchezza patrimoniale delle famiglie sono mediamente più elevati – l’incidenza di beneficiari senza Isee risulta molto più elevata.


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